Prima sveglia giapponese: eravamo convinti che con il fuso orario ci saremmo svegliati all’alba e invece è stata la sveglia a farlo!
Le ore di sonno profondo ci hanno rimesso al mondo e siamo pronti ad affrontare una nuova giornata giapponese!
La colazione in hotel è per metà giapponese e per metà continentale, è inutile sottolineare il fatto che ci sentiamo in dovere di assaggiare tutto!
Usciamo dall’albergo intorno le 9.00 e la temperatura è già fastidiosa e umida mentre il cielo grigio non ci promette nulla di buono.
Per arrivare alla fermata della Yamamote cambiamo strada e incontriamo casualmente un piccolo tempio, è il nostro primo approccio con queste strutture religiose, a quell’ora non c’è nessuno e non è neanche un tempio famoso, quindi non sappiamo bene come comportarci e cerchiamo di fare meno cose possibili limitandoci ad osservare.
A quest’ora del mattino c’è già tantissima gente in giro, ma la metropolitana per fortuna non è pienissima e noi riusciamo ad arrivare ad Asakusa senza perderci!
Usciamo dalla metro senza capire bene quale sia l’uscita giusta, a Tokyo ogni fermata metro ha almeno 6 uscite ed è difficile cercare di capire quale ci porterà in prossimità del santuario, e ci ritroviamo in una galleria coperta piena di negozi caratteristici, di ristoranti e turisti.
Molti negozi stanno aprendo mentre noi percorriamo la galleria, ma riusciamo comunque a fare degli acquisti cercando anche di sbirciare i menù dei ristoranti per capire cosa cucinano e che prezzi hanno.
Non sappiamo bene come arrivare al tempio, ma decidiamo di seguire la folla e senza rendercene conto ci ritroviamo proprio sulla via piena di bancarelle che porta alla nostra meta.
C’è tanta gente e i negozietti sono così invitanti che tra acquisti di souvenir e assaggi ci mettiamo più di un ora ad arrivare, anche perché io la via che porta al tempio Sensoji la voglio percorrere dall’inizio, passando sotto la grande e famosa lanterna rossa dove tutti, compresi noi, fanno la foto.
Logicamente ci fermiamo anche a fare degli acquisti mangerecci e Mario prende una confezioni di pesciolini caramellati che dice siano meravigliosi, ma che io non ho il coraggio di assaggiare.
Il tempio è maestoso, immerso nel canto delle cicale ed è stracolmo di gente.
La temperatura è già proibitiva anche se sono solo le 11 del mattino e troviamo un po’ di respiro fermandoci qualche minuto sotto delle pensiline fuori da tempio con delle macchinette per le bevande.
Che bello poter osservare la gente, sono tutti così allegri con la loro pezzuola per il sudore e le bottiglie del thè verde in mano.
Decidiamo di prendere un biglietto della fortuna e veniamo assistiti da un simpatico signore che ci aiuta a trovare il cassettino giusto con la nostra predizione.
A ma esce un biglietto fortunato e a Mario no!
Prima di entrare ci purifichiamo con il fumo dell’incenso e poi alla fonte ci laviamo le mani e la bocca.
Dentro il tempio ci gettano i soldi in un enorme obolo e si prega.
La parte del tempio dedicata alla preghiera vera e propria è protetta da una grata, ma si può accedere da una porta laterale.
Mi meraviglio perché, al contrario delle nostre chiese dove resta il silenzio assoluto, qui c’è abbastanza confusione e brusio ed un continuo via vai di persone che entrano, lanciano i soldi nell’obolo, pregano e se ne vanno.
Mario vorrebbe entrare nella parte riservata alla preghiera, ma io mi rifiuto perché mi sembrerebbe poco rispettoso e di cattivo gusto entrare in un luogo sacro solo per curiosare.. Lui questa cosa non la capisce e per un po’ mi tiene il muso.
Usciamo dal tempio e notiamo tutta una serie di bancarelle che vendono cibo, ci sono spiedini di pesce, granite, spaghetti saltati e dolci.
Nel parco intorno al tempio principale ci sono tanti altri piccoli templi, altari per pregare e tanti angoli immersi nella natura, così rilassanti che ci si dimentica di essere al centro della rumorosa e colorata Tokyo.
Facciamo tante foto perché è tutto bellissimo e completamente diverso dai canoni artistici ed estetici a cui siamo abituati.
Camminando ci rendiamo conto che si è fatta l’ora di pranzo e facciamo un giro di ricognizione tra i tanti ristoranti e locali che affollano la sono intorno al tempio.
C’è anche una zona stranissima: ci sono posti che non sembrano affatto ristoranti classici, ma è come se fossero delle cantine in cui i proprietari cucinano e poi fanno accomodare i clienti su tavoli e sedie arrangiate in mezzo al marciapiede.
Sui tavoli ci sono degli enormi vasi con dentro verdure sott’aceto o in salamoia, dei contenitori con carne e pesce, ma non riusciamo proprio a capire che gente di cucina venga fatta.
Questi locali/cantine ci attirano molto, ma notiamo che seduti a mangiare ci sono solo giapponesi e tutto è scritto in giapponese e decidiamo di evitare facendo forse un errore perché sicuramente sarebbe stata una bella esperienza.
Continuiamo il nostro giro e Mario viene attratto da un ristorante che cucina frutti di mare alla griglia.
Entriamo e io faccio vedere alla signora che ci serve il foglio delle mie allergie per cercare di capire se c’è possibilità di mangiare anche cose diverse.
Lei capisce subito e mi mostra un enorme polipo chiedendo se quello posso mangiarlo.
Ci accordiamo per una sashimi di polipo, del polipo fritto e i frutti di mare alla griglia per Mario.
Le porzioni non sono abbondanti, ma la qualità è veramente alta e il pesce freschissimo.
Ripercorriamo a via del tempio al contrario, oramai fa caldissimo e noi siamo completamente sfatti, dobbiamo inoltre recuperare la visita al tempio che ieri abbiamo trovato chiuso.
Finalmente arriviamo alla metro ed entrare nel gelo dell’aria condizionata è quasi piacevole e riesce a stemperare il calore accumulato nell’arco della mattinata.
Il santuario Meiji è aperto e anche se per arrivare è necessario attraversare un lunghissimo viale, la passeggiata è ombreggiata e deliziosa.
Troviamo meno folla rispetto al tempio di Asakusa e non ci sono bancarelle di souvenir e cibo (forse per questo motivo è meno affollato? Boh)
Questo paese mi affascina sempre di più: tutto è il contrario di tutto, nel giro di cinque minuti puoi passare dal silenzio e la meditazione del santuario Meiji al delirio, ai colori e alla confusione di Takeshita street, che si trova proprio a ridosso dell’uscita del santuario, ed è quello che facciamo noi perché io PRETENDO la mia crepes con le fragole e la panna!
Vogliamo salire sulla Tokyo tower per il tramonto e dobbiamo correre di corsa verso l’albergo, a recuperare il cavalletto, e poi alla torre; in vacanza le ore corrono veloci e riusciamo a raggiungere la torre solo a sole già tramontato.
Lo spettacolo vale cmq la pena, il panorama è mozzafiato e per la prima volta ci rendiamo conto dell’immensità di Tokyo.
Rimaniamo incantati a guardare la città dal primo osservatorio, ma vogliamo salire anche a quello più alto e tra la fila dei biglietti e la fila per l’ascensore ci mettiamo quasi un ora.
Senza parole, siamo incantati e continuiamo a guardare fuori senza parlare, facciamo delle foto, ma per quanto belle difficilmente riescono a riprodurre la bellezza di luci e colori che abbiamo sotto i nostri occhi.
L’ora di cena è oramai superata e di corsa scendiamo per andare alla ricerca di un posto dove mangiare, ne abbiamo visti parecchi sulla strada mentre arrivavamo.
Logicamente nell’uscire dall’ascensore sbagliamo uscita e ci ritroviamo dalla parte opposta a quella in cui siamo entrati, facciamo un lungo giro per tornare alla strada principale e finalmente ci possiamo dedicare al momento cibo.
La varietà di ristoranti e locali è veramente tanta, ci sono tantissime scelte più o meno economiche e il guaio è che noi vorremmo mangiare tutto, assaggiare tutto e entrare in ogni posto dove viene cucinato cibo giapponese.
Ci toglie dall’imbarazzo della scelta un “buttadentro” di un ristorantino di ramen, ci ferma, ci mostra il locale, la macchinetta per ordinare e attratti dal profumino e dalla fame decidiamo di entrare!!!
Il locale è piccolo, ci sono pochissimi posti a sedere e la maggior parte si trovano a ridosso del bancone dove si cucina.
Che bello, mi sembra di essere dentro un manga!
Ordiniamo dalla macchinetta all’entrata del ristorante: metti i soldi, premi il pulsante di quello che vuoi mangiare ed esce fuori un bigliettino che poi bisogna consegnare al cameriere che provvederà a rigirarlo in cucina!
Molti ristoranti economici hanno queste macchinette, sono pratiche, veloci e soprattutto chi maneggia il cibo non entra a contatto con il denaro, igienico no?
Ci sediamo e cominciamo a sbirciare dentro la cucina, in attesa del nostro ramen e finalmente quando arriva ci rendiamo conto di star mangiando il ramen più buono tra quelli mangiati precedentemente!
Mario è entusiasta e mentre io chiacchiero con dei ragazzi spagnoli seduti accanto a noi che ci chiedono notizie sul viaggio, lui si pappa tutto in silenzio e si appresta a ordinare anche un piatto di maiale stufato.
Usciamo da ristorante rotolando, soddisfatti della scelta fatta e cercando di scoprire il metodo migliore per farci adottare dal signore del ramen….
Torniamo in albergo sfatti. la volontà è quella di farci un bagno caldo con tanto di sali aromatici (che sono a disposizione dei clienti in pratiche bustine monouso alla recepito dell’albergo), ma il richiamo del letto è troppo forte, anche perché la sveglia è all’alba per poter andare al mercato del pesce!
Buonanotte!