Le origini del Cha no yu, la cerimonia del tè

La cerimonia formale che accompagna e regola il modo di consumare il tè, ha origini cinesi.
Durante la dinastia Song (960-1279), si diffuse nelle classi aristocratiche l'abitudine di prendere il tè, che divenne un cerimoniale ben definito con la scrittura del Chájīng (茶経), il Canone del tè, redatto da Lù Yǔ (陸羽, 733-804), è databile intorno al 758.
Nello stesso peridodo si diffuse nei monasteri del Buddhismo chán (禅宗, chán zong), la pratica di bere il tè a turno dalla stessa tazza, sotto la statua del Bodhidharma (菩提達磨, 483-540).
In realtà questa pratica serviva soprattutto ad ottenere dalla caffeina contenuta nel tè, il sostegno per affrontare le lunghe ed estenuanti pratiche meditative dello zuòchán (坐禅), utilizzate nelle scuole di Buddhismo chán.

bodhidharma

Secondo una leggenda chán, fù il fondatore della scuola, il leggendario Bodhidharma a generare la pianta del tè. Durante la pratica di meditazione zuòchán, si addormentò ed al suo risveglio, per punirsi da quella sua leggerezza e per evitare che capitasse ancora, si strappò le palpebre e le gettò via. Da queste palpebre nacquero le prime piante del tè.

La pianta del tè per utilizzarla come matcha, fu importata in Giappone dal monaco tendai Eisai (栄西, 1141-1215) ch, nel 119, riportò da un suo pellegrinaggio in Cina sia gli insegnamenti chán Línjì (臨済, in giapponese Rinzai) del ramo Huánglóng (黃龍, in giapponese Ōryū) sia alcune piante di tè
. Nel 1282, nel tempio Saidai-ji (西大寺) di Nara, si tenne il primo Ōchamori (大茶盛), una cerimonia rituale in cui venivano evidenziati gli aspetti spirituali della pratica di bere il tè.
Poco dopo la sua diffusione in Giappone, la cerimona spirituale Ochamori, si trasformò in una pratica mondana chiamata Tōcha (闘茶).
Questa pratica era principalmente in voga tra l'aristocrazia e si trattava di sfarzose gare tra nelle quali i partecipanti dovevano indovinare il luogo di origine delle foglie del tè che consumavano.
Questa specie di moda, prevalse sull'aspetto cerimoniale generando una decadenza spirituale della pratica del tè legata ai principi chán e zen che si protrasse durante il XIV e XV secolo.

muratashuko

In seguito, il monaco zen rinzai Murata Shukō (村田珠光, 1423-1502) rielaborò a sotto la guida del maestro Ikkyū Sōjun (一休宗純, 1394-1481) il cerimoniale del chadō. Ikkyū Sōjun rivestiva in quegli anni il ruolo di abate dell'importantissimo monastero zen rinzai, il Daitoku-ji (大徳寺) di Kyōto.

Il chadō di Murata Shukō e Ikkyū Sōjun si basava sul principio di "leggere il Dharma del Buddha anche nella bevanda del tè", eliminando le ostentazioni e gli sfarzi della cerimonia tōcha e riportando la cerimonia del tè in un ambito più sobrio, semplice e meditativo.

Nel 1489, Yoshimasa (足利義政, 1435-1490), l'ottavo shōgun del clan Ashikaga, dopo essersi ritirato dall'incarico di governo, si trasferì in una villa che aveva costruito a nord-est di Kyōto 1473. Questa residenza denominata Jishō-ji (慈照寺) era conosciuta anche come Ginkaku-ji (銀閣寺), il Padiglione d'argento.

Murata Shuko

Yoshimasa trascorse in questa villa il resto dei suoi giorni, promuovendo incontri di poesia e delle arti tradizionali.
Quando venne a sapere del Cha no yu elaborato da Murata Shukō lo invitò a mostrargli le nuove regole cerimoniali e restò affascinato dalle arti zen.
Divenne così un attivo promotore della Cerimonia del tè ed il suo Ginkaku-ji, venne da allora considerato tradizionalmente, il luogo di nascita della cerimonia del tè.

Murata Shukō semplificò la cerimonia anche dal punto di vista dell'oggettistica utilizzata, che riprese le forme e gli utensili della cultura contadina dell'epoca.
Ridusse la dimensione della stanza del tè a quattro tatami e mezza e cambio il materiale usato per fare il chashaku (茶杓) , il cucchiaio utilizzato per prendere la polvere di tè, che dall'avorio divenne di bambù.
Decise di esporre nella stanza dei rotoli che che riportavano disegni e scritture (kakemono, 掛物) dei maestri zen, preferndo l'utilizzo di antichi oggetti carichi di significato, rispetto a quelli nuovi e moderni.

Quando nel 1502 Murata Shukō morì, la pratica del chadō spari per circa dieci anni ed una forte concausa furono le feroci guerre civili scatenatesi in quel periodo.

Fù Takeno Jōō (武野紹鴎, 1502-1555, un monaco zen, allievo di Sochin e Sogo due disceboli di Murata Shukō a riportare in vita la via del tè giapponese.
Takeno Jōō studiando con Sochin e Sogo, la poesia waka (和歌) ed il Kōdō (香道), la via dell'incenso, gettò le basi della nuova concezione wabi-cha (侘茶) della cerimonia del tè.
Nella nuovo Cha no yu, elimino tutti gli scaffali per gli utensili, decidendo di disporre tutti gli oggetti che servivano nella cerimonia direttamtne sul tatami. Modificò poi lo stile del tokonoma (床の間), l'alcova rialzata tipica delle case giapponesi, realizzandola con solo legno grezzo.
Imitando ancora una volta le usanze contadine, spostò il ro, il focolare sul quale veniva poggiato il bollitore con l'acqua direttemnte all'intenrno della stanza dove avveniva la cerimonia.

Uno dei pià famosi monaci zen maestri nella cerimonia del tè fu Sen no Rikyū (千利休, 1522-1591), che iniziò lo studio del Cha no yu a diciassette anni, sotto il maestro Kitamuki Dochin (北向道陳, 1504-1562). Appena due anni dopo divenne discepolo diretto discepolo di Takeno Jōō, con cui rimase per ben quindici anni.
Questo maestro zen ricoprì l'incarico di funzionario dello shōgun (将軍) Oda Nobunaga dal 1578 al 1582 ed in seguito alla morte dello shogun, ottenne lo stesso incarico dal suo successore Toyotomi Hideyoshi.

sen no rykiu

Sen no Rikyū, conosciuto a corte con il nome di Sōeki (宗易), strinse con lo shogun un rapporto di rispetto ed amicizia che consentì la diffusione della pratica del tè, tra i samurai dello shogunato e perfino alla corte imperiale. Nel 1587, con la complicita dello shogun, organizzò un'importante riunione sulla cerimonia del tè presso il Kitano Tenman-gū (北野天満宮), un tempio shintoista a Kamigyō-ku nei pressi di Kyōto).
Alla cerimonia furono invitate centinaia di persone di ogni estrazione sociale permettendo ai meno abbienti di utilizzare il riso tostato al posto del tè.
Dopo il famoso ricevimento il rapporto tra lo shogun Hideyoshi e Sōeki si incrinò a tal punto che nel 1951, lo shogun ordinò al monaco di togliersi la vita compiendo il suicidio rituale seppuku (切腹).
Non si conoscono i motivi reali che scatenarono la furiosa lite tra i due, qualcuno dice che la colpa è stata di Sen no Rikyu che ha installato all'ingresso del tempio Daitoku-ji una propria statua in modo che persino lo shogun dovesse passarci sotto quando entrava.
Secondo altre fonti la lite è stata generata dal fatto che il maestro si fosse arricchito vendendo gli oggetti per la cerimonia da tè.
Probabilmente nessuno dei due motivi era fondato, comunque la cosa più strana avvenne due anni dopo il suicidio, quando lo shogun decise di riabilitare con tutti gli onori la figura di Sen no Rikyū ed assunse come suo successore Furuta Oribe (古田織部, o Furuta Shigenari, 古田重然, 1545-1615), un allievo del maestro morto.

Sfortunatamente anche ad Oribe toccherà la stessa sorte del suo maestro. Nel 1615, il successore di Hideyoshi, lo shōgun Tokugawa Ieyasu (徳川 家康, 1542-1616) ordinò al maestro Oribe di suicidarsi, facendo sepukku.
L'erede di Oribe fu Kobori Enshu (小堀遠州, 1579-1647) che diffuse il Cha no yu presso l'aristocrazia giapponese fondando la scuola di Cha no yu chimata Oribe-ryū, (織部流).

L'eredità della "casa" di Sen no Rikyū ed i suoi insegnamenti andarono invece al figlio di Sen no Rikyū, Shōan Sōjun (少庵宗淳, 1546-1614) e successivamente al nipote Genpaku Sōtan (元伯宗旦, 1578-1658).
Genpaku Sōtan, rivalutò il wabi, l'estica della Cerimonia del tè e stando a stretto contatto con lo zen del tempio Daitoku-ji, fondò le basi del Cha no yu insegnato dalla famiglia Sen.
Nel suo testamento divise i beni immobili della famiglia tra i tre suoi figli rimasti in vita, il primogenito Sosetsu era deceduto nel 1652. Il terzogenito Koshin Sōsa (江岑 宗左, 1613-1672) ereditò la (Fushin-an, 不審庵), la parte anteriore della casa, e fondò la scuola Omotesenke (表千家).
A Sensō Soshitsu (仙叟宗室, 1622-1697), il quartogenito, andò la parte posteriore (Konnichini-an, 今日庵). Fu lui a fondare la scuola Urasenke (裏千家) .
Per il secondogenito Ichiō Sōshu (一翁宗守, 1593-1675), allontanatosi per un periodo di tempo dalla famiglia per poi farvi ritorno, fu destinata un abitazione differente chiamata Kankyu-an (官休庵). Anche questo discendente fondò una sua scuola, la Mushanokōjisenke (武者小路千家).



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