Il governo giapponese è stato costretto nel corso degli anni ad imporre misure di prevenzione sempre più rigide.
Gli edifici, nelle zone più colpite storicamente dai terremoti, sono stati resi più resistenti ai terremoti.
Sono passati dagli edifici costruiti con in legno e stoppie ai moderni edifici dotati di sofisticati accorgimenti
antisisimi capaci di assorbire ed assecondare i movimenti tellurgici.
Questi sistemi si avvalgono di sistemi con molle o cuscinetti e permettono alle strutture di assecondare i movimenti
sussultori e ondulatori del terreno in modo da evitare i crolli.
Le famiglie giapponesi devono inoltre tenere un kit di sopravvivenza provvisto di acqua e cibo per resistere almeno un paio di giorni.
Nel kit inoltre ci devono essere una torcia elettrica, una radio e un kit di pronto soccorso.
Per la disposizione degli ogetti nelle case, viene invece chiesto alle persone di non posizionare oggetti pesanti in zone in cui potrebbero cadere ed ostacolare la fuga o causare danni alle persone.
Su tutto il territorio sono state istituite molti centri di ricerca o organizzazioni che studiano l'attività sismica in Giappone.
Nel 1969 è stato fondato il Comitato di coordinamento per la predizione dei terremoti (CCEP), che deve coordinare le ricerche dei vari istituti.
Le altre organizzazioni più importanti per lo studio e la prevenzione degli eventi sisimici sono l'Istituto di sismologia e vulcanologia presso la Kyushu University e l'Istituto internazionale di sismologia e ingegneria sismica (IISEE).
A Fukuoka nel Fukuoka Citizen's Disaster Prevention Center abbiamo parteciapto con altre civili alle simulazioni di eventi alcuni eventi sismici e climatici.
Ci hanno fatto spegnere un fuoco su schermo virtuale con l'estintore, ci hanno fatto provare la violenza dei venti di un tifone e ci hanno fatto parteciapare alla simulazione di una magnitudo 7 come quella avvenuta a Kobe.
Questi centri sono sparsi in tutto il Giappone e presenti in quasi tutte le città più grandi.
